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12 dicembre 2014, uno sciopero che unisce

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Written by: Super User
Category: Archivio - Vecchio Sito
Published: 05 December 2014
Hits: 3412
 

Unire il mondo del lavoro, questo l’obiettivo dello sciopero generale proclamato da CGIL e UIL.


Lo sciopero generale proclamato da CGIL e UIL per il 12 dicembre 2014 è la risposta alle politiche fallimentari del Governo che stanno scaricando i costi della crisi sui lavoratori, i pensionati, le nuove generazioni e la parte più debole del Paese.

Il Jobs Act e la legge di stabilità 2015 sono i segnali più evidenti della subalternità del Governo alla Confindustria e ai poteri forti. Si vuole cancellare la funzione del sindacato, nei settori pubblici e nei settori privati, per indebolire i diritti dei lavoratori e ridurre ulteriormente i salari. 



Le manifestazioni del 25 ottobre e dell’8 novembre scorsi hanno evidenziato come il lavoro e il suo valore debbono tornare ad essere centrali per dare risposte alla domanda di cambiamento che emerge dal Paese.

 




Scarica il volantino dello SCIOPERO GENERALE fronte, retro

Vai ai volantini del comparto scuola, università, ricerca e Afam

Senza il radicale cambiamento delle politiche economiche e sociali del Governo non si potranno rinnovare i contratti pubblici e non ci sarà una vera riforma delle pubbliche amministrazioni. Il decreto e il disegno di legge delega sulla pubblica amministrazione mortificano il lavoro pubblico e intendono rilegificare i rapporti di lavoro.

La cancellazione di fato del contratto nazionale, la forte limitazione della contrattazione nei luoghi di lavoro, insieme al blocco degli scatti di anzianità nella scuola, nell’università, nella ricerca e nell’AFAM, sono gli strumenti con i quali si intende programmare nei settori pubblici il taglio dei salari nei prossimi anni.

Il rinnovo delle RSU previsto a marzo 2015 assume quindi la veste di un appuntamento di grande rilievo. Le RSU hanno un ruolo fondamentale per la difesa del CCNL e della contrattazione e sono un avamposto di democrazia nei posti di lavoro.

La FLC CGIL ribadisce il giudizio fortemente critico sul piano de “La buona scuola” perchè intende piagare l’istruzione agli interessi del mercato e dell’imprese, cancella gli scatti di anzianità, sostituisce la cooperazione e l’idea di comunità delle scuole con la competizione individuale e risponde solo parzialmente alla necessità di stabilizzare il precariato. La prima condizione per una proposta di innovazione nella scuola pubblica è tornare a investire mentre con la legge di stabilità 2015 si continuano a tagliare risorse.

Per migliorare la qualità del sistema dell’istruzione e della ricerca occorre prima di tuttostabilizzare tutti i precari che da anni lavorano nei settori della conoscenza. Le nostre proposte, ribadite nell’ordine del giorno approvato dal Comitato direttivo nazionale del 20 e 21 Novembre, indicano le priorità per superare il precariato e la sentenza della Corte di Giustizia Europea può favorire il raggiungimento dell’obiettivo.

E’ inoltre indispensabile cancellare la legge Fornero sulle pensioni e dare una soluzione ai lavoratori coinvolti dalla quota 96. Ma la riuscita dello sciopero generale è fondamentale anche sul versante della qualità democratica che non può prescindere dal riconoscimento della funzione di rappresentanza dei corpi intermedi e dal valore del lavoro.

Per tutte queste ragioni occorre scioperare il 12 dicembre. Per unire il mondo del lavoro, lavoratori pubblici e privati, disoccupati e occupati, precari e lavoratori stabili, nord e sud, giovani e anziani. Questi sono gli obiettivi della CGIL e per questo non si può rispondere all’attacco alla dignità del lavoro pubblico e ai settori della conoscenza con uno sciopero del solo pubblico impiego! E’ una risposta sbagliata che anziché unire divide il mondo del lavoro e perciò risulta inefficace.

Ogni giorno decine di fabbriche chiudono, aumenta la disoccupazione e la povertà, a una intera generazione viene negato il diritto allo studio, al lavoro, al reddito e si allarga il divario tra nord e sud. In questa condizione di forte disagio sociale il Governo cerca di far passare nell’opinione pubblica l’idea che i lavoratori pubblici siano dei privilegiati per giustificare il mancato rinnovo del contratto. Unire in uno sciopero generale tutti i lavoratori non è un esercizio di protesta ma un modo concreto di rivendicare politiche di giustizia sociale senza mediazioni al ribasso.

Il 12 dicembre fermiamo le scuole pubbliche e private, le università, la ricerca, i conservatori, le accademie e la formazione professionale.

INFORM@ATA numero 9 anno 2014

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Written by: Super User
Category: Archivio - Vecchio Sito
Published: 05 December 2014
Hits: 3203
 
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In questo numero:
 
  • Precari scuola: l’Europa apre le porte alla stabilizzazione.
  • Graduatorie di istituto ATA: possibile inserire le scuole anche per la II fascia. Scadenza 23 dicembre 2014
  • Deroghe Riforma Fornero riguardanti l’accesso alla pensione: Salvaguardati della scuola.
  • Pagamento stipendio supplenti: entro questa settimana i fondi necessari. Parola del MIUR
  • Costituito il gruppo di lavoro per la Revisione del Regolamento di contabilità delle scuole.
 
 

Dai docenti Liceo scientifico ‘A. Gramsci’ di Ivrea, riunitisi lunedì 10 novembre 2014 in assemblea

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Written by: FLC CGIL TORINO
Category: Archivio - Vecchio Sito
Published: 30 November 2014
Hits: 3485
Dai docenti Liceo scientifico ‘A. Gramsci’ di Ivrea, riunitisi lunedì 10 novembre 2014 in assemblea spontanea.
DALLA SCUOLA PER LA SCUOLA: un documento sul progetto ministeriale del CLIL (Contents and Language Integrated Learning) e per la scuola.
Riceviamo e pubblichiamo.

"12. La china e lo scopo della scuola. – La questione del CLIL serva dunque non solo a confrontarci con altre realtà scolastiche, ma anche per tentare di mettere bene in chiaro la china anti-democratica e per certi versi anche anti-costituzionale che l’Italia, specie sotto la spinta della crisi, e nonostante il semestre europeo, sta assecondando. A ragione Marco Revelli parla addirittura di cancellazione del lavoro come soggetto storico e politico (art. 1 della Costituzione). La scuola, dunque, come laboratorio privilegiato in cui e da cui poter osservare quella china, sostenendo la quale, prima o poi, approcci didattici come ad es. l’e-learning (prevedeva già J.-F. Lyotard negli anni ’70) renderanno facoltativa sia la frequenza dei discenti sia la docenza degli insegnanti. Nonostante il lungo torpore, e in mancanza di quella degli studenti, non c’è però altra coscienza della e nella scuola che quella dei docenti."

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DOCUMENTO
DALLA SCUOLA PER LA SCUOLA

I docenti del liceo scientifico ‘A. Gramsci’ di Ivrea, riunitisi lunedì 10 novembre 2014 in assemblea spontanea per discutere del progetto ministeriale del CLIL (Contents and Language Integrated Learning), sono giunti alla conclusione che tale iniziativa didattica, pur restando in sé, sul piano intenzionale, stimolante per il docente e un valore aggiunto per il discente, tuttavia per la maniera assolutamente approssimativa in cui è stata proposta, non può trovare una seria, adeguata e dignitosa attuazione pratica per i seguenti motivi:


1. Tempistica. – La combinazione dei nuovi contenuti didattici della riforma 2010 che arrivano quest’anno (2014-2015) per la prima volta alle classi quinte dei licei, con il rallentamento che sicuramente causerà l’introduzione del CLIL per alcuni dei contenuti disciplinari, è destinata a produrre effetti negativi sul conseguimento dei livelli di apprendimento attesi.
Ad esempio, se in ogni classe quinta si propone una dnl, una disciplina non linguistica diversa, anche la preparazione degli allievi per la maturità risulterà eterogenea. Se poi, com’è facile attendersi, si dovranno proporre unità CLIL per tutti gli anni di corso, allora si renderà necessario cambiare le dnl coinvolte. Si prevede pertanto ogni anno un CLIL di una materia diversa per allievi che già stentano con la lingua italiana. Ciò comporterebbe un ulteriore avvicendamento dei docenti, da una sezione all’altra, da un indirizzo all’altro. Ma tanto si sa, malgrado i numerosi e retorici richiami ad essa, la continuità didattica, dalla riforma Moratti in poi, è diventata un lusso. E gli studenti di origine straniera, non verranno così ulteriormente penalizzati?

2. Modalità. – L’accettazione, forse frettolosa, di compiti di didattica CLIL da parte di docenti sprovvisti dei requisiti linguistici minimi potrebbe rivelare problemi inattesi e indesiderati in fase esecutiva, con l’effetto di un complessivo discredito dell’iniziativa CLIL stessa.
Un discredito che, stando così le cose, finirà ben presto e inevitabilmente col tradursi in ulteriore mancanza di riguardo da parte degli studenti verso quei docenti che hanno accettato di svolgere le lezioni in lingua pur non avendone le competenze adeguate.

3. Proposte. – In ragione di queste considerazioni, si dovrebbe circoscrivere la didattica CLIL a quelle classi dove sono già presenti le competenze linguistiche e metodologiche richieste, e utilizzare negli altri casi «una organizzazione didattica flessibile finalizzata a una migliore utilizzazione delle competenze professionali disponibili nell’istituto… videoconferenze o webinar con esperti nazionali o internazionali… didattica a classi aperte… il coinvolgimento di più classi o gruppi classe… lezioni condotte da docenti esperti…». (La fonte del testo virgolettato è la nota MIURAOODGOS prot. N. 4969 del 25 luglio).
Oppure si potrebbe restringere il CLIL a materie tecniche dove l’uso dell’inglese è dominante a livello internazionale.

4. Risorse. – Veri docenti di lingua inglese, formati allo scopo fin dagli studi universitari, nella scuola ci sono già e sarebbe sufficiente incrementarne l’incisività in termini di ore di lezione. Con la riforma Gelmini sono state invece paradossalmente ridotte le ore di inglese nei licei scientifici.

5. Tagli e riduzioni. – È d’altronde scandalosa la svalutazione della lingua nazionale nella didattica scolastica. Le ore di italiano sono state diminuite nel liceo classico, nel liceo scientifico con l’opzione delle scienze applicate, nel liceo delle scienze umane, nell’istituto tecnico economico e nell’istituto professionale. Come afferma l’Accademia della Crusca l’insegnamento della lingua nazionale, andrebbe invece rafforzato, perché la padronanza della lingua materna condiziona anche la qualità dell’apprendimento delle altre discipline, comprese quelle scientifiche e le stesse lingue straniere.

6. Velleitarismo. – L’incongruenza di questo provvedimento è fin troppo palese, dal momento che, senza la possibilità e la volontà di investire un solo euro nella proposta da parte del Governo, i risultati che in tal modo si otterranno non potranno che essere del tutto negativi. Il fare senza poter fare è un velleitarismo che non porta da nessuna parte. È un errore che gli Italiani hanno già commesso e che i docenti ora non vogliono ripetere.

7. Contenuti. – In assenza di una effettiva competenza i contenuti delle lezioni dei docenti di discipline non linguistiche risulteranno forse più oscuri e incomprensibili, ma sicuramente più semplici e banali di quanto possano essere se trasmessi nella madrelingua. Se poi si considera che tali discipline (ad es. la storia) hanno già subito una riduzione oraria, l'impoverimento generale dei contenuti che ne risulta sembra essere inevitabile e irrimediabile. Ciò, come si intuisce, va a detrimento della effettiva conoscenza degli argomenti e non contribuisce affatto né a stimolare la curiosità nei discenti né tanto meno a far sviluppare in essi una coscienza critica. Ma è forse proprio questo uno degli obiettivi che, con questa proposta assolutamente destrutturata e improvvisata, si vuole raggiungere, questo lo scopo latente delle più recenti riforme

8. Competenze. – Per quanto necessario e imprescindibile, un fatto illogico resta sempre illogico. Questa iniziativa didattica (CLIL) risulta infatti del tutto illogica e senza fondamento, perché nessuno dei docenti della disciplina non linguistica (dnl), costretti ad accettare questa assurda normativa, possiede le competenze linguistiche richieste per svolgere il 50% delle lezioni, né il livello B2 (livello intermedio superiore) né tanto meno il livello C1 (livello avanzato o di efficienza autonoma).

9. Illogicità sistemica. – Una serie indeterminabile di fatti urgenti, necessari e dovuti, ma che alla radice sono viziati dall’illogicità, alla fine generano un sistema illogico e fondamentalmente incoerente a cui gli individui, pur volendo, non possono più sottrarsi. Un sistema di valeurs mensongères lo definirebbe Simone Weil. E mai, come dinanzi a questo provvedimento avvertiamo sino in fondo la pesanteur di cui parlava la filosofa-operaia.

1o. Coerente incoerenza. – Provvedimento che è poi l’ultimo di innumerevoli altri: tutti coerentemente incoerenti, perché, sebbene vengano emanati col contagocce, spalmati lentamente, gradualmente, allo scopo di non rivelare troppo la loro sostanziale incoerenza, non riescono tuttavia a nascondere il senso perverso e l’innegabile ingiustizia che vi si annida.
Non c’è catarsi, non c’è immedesimazione nella condizione peggiore di altri, che possa dissolvere o giustificare quella irresponsabile incoerenza o che possa spacciarla per opportunità di miglioramento e di crescita.

11. Il disagio. – Questo provvedimento mostra ancora una volta impudicamente il disagio vissuto dalla scuola e da coloro che la abitano coscienziosamente; un disagio che è quello stesso che non da ora, ma tempo, da troppo tempo, vive l’intero Paese. È il disagio della democrazia, ove «i soggetti politici sono ridotti a spettatori della propria miseria» (Carlo Galli), ossia a cittadini di un Paese da sempre assoggettato al «Regno della Necessità» (Barbara Spinelli), a uomini e donne che si affidano alla biopolitica di un «governo di necessità» (Ezio Mauro). Un disagio della politica democratica esploso in tutta la sua drammaticità tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, allorché entrare nella nostra Istituzione, nella nostra Casa repubblicana e democratica cominciò ad essere vissuto come un entrare in un «supermarket dei diritti» (C. Galli).

12. La china e lo scopo della scuola. – La questione del CLIL serva dunque non solo a confrontarci con altre realtà scolastiche, ma anche per tentare di mettere bene in chiaro la china anti-democratica e per certi versi anche anti-costituzionale che l’Italia, specie sotto la spinta della crisi, e nonostante il semestre europeo, sta assecondando. A ragione Marco Revelli parla addirittura di cancellazione del lavoro come soggetto storico e politico (art. 1 della Costituzione). La scuola, dunque, come laboratorio privilegiato in cui e da cui poter osservare quella china, sostenendo la quale, prima o poi, approcci didattici come ad es. l’e-learning (prevedeva già J.-F. Lyotard negli anni ’70) renderanno facoltativa sia la frequenza dei discenti sia la docenza degli insegnanti.
Nonostante il lungo torpore, e in mancanza di quella degli studenti, non c’è però altra coscienza della e nella scuola che quella dei docenti.

Ivrea, 19 novembre 2014


CIRCOLO DIDATTICO SIBILLA ALERAMO. MOZIONE DELL’ASSEMBLEA SINDACALE

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Written by: FLC CGIL TORINO
Category: Archivio - Vecchio Sito
Published: 30 November 2014
Hits: 3194
C D. SIBILLA ALERAMO-TORINO. MOZIONE DELL’ASSEMBLEA SINDACALE.
"La propaganda tenta di dividere le famiglie dalla scuola utilizzando termini seduttivi e slogan d’effetto, dietro i quali si nasconde la vera natura del piano. Ma orami il re è nudo e l’inganno è svelato!  E’ per questo che noi lavoratori ci rivolgiamo ai Dirigenti delle Organizzazioni Sindacali! Questo piano va fermato con l’unità! I lavoratori si aspettano delle mobilitazioni unitarie e che siano difensive dei loro diritti! Mai come oggi l’argomentazione è semplice: se veramente esistono dei soldi, che questi vengano usati per restituire ciò che alla scuola è stato tolto in questi anni e che va a vantaggio degli allievi e delle famiglie (compresenze, tempi pieni, organici, risorse sui MOF, numero di alunni non superiori a 25 e a 20 con alunni certificati…). Che questi soldi vengano usati per rinnovare il contratto dei lavoratori della scuola, il cui blocco ha determinato una perdita di salario inaccettabile (circa 10.000 euro)."
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MOZIONE DELL’ASSEMBLEA SINDACALE DEL CIRCOLO DIDATTICO  SIBILLA ALERAMO

Mai come oggi la situazione della Scuola Pubblica italiana è stata così grave!
L’attacco che il Piano Scuola di Renzi vuole sferrare alla’organizzazione scolastica, non solo è in perfetta continuità con l’operato dei precedenti governi ( Berlinguer, Moratti, Fioroni, Gelmini, Profumo…) , ma ha come obiettivo la vera e propria disgregazione del sistema.
Se questo decreto fosse applicato le fondamenta della scuola pubblica sarebbero minate alla loro radice.
La libertà di insegnamento, seppur ancora sancita dalla Costituzione, sarebbe spazzata via dalla chiamata diretta da parte del dirigente, dalla valutazione del merito da parte del mentor, dall’adesione al progetto di scuola e dai finanziamenti da parte delle imprese private che avrebbero la possibilità di orientare la didattica.
Mai nessun governo si era spinto a tanto. Nella scuola di Renzi le Rsu si limiterebbero all’applicazione delle regole e alla contrattazione sarebbe destinato un futuro da codice civile.
Il potere smisurato dei dirigenti, la competizione, la squadra, meritevoli e immeritevoli trasformerebbero la scuola in un’azienda e tant’è che, notizia di questi giorni, un gruppo di Dirigenti Scolastici della regione Veneto propone di licenziare gli insegnanti “incapaci”.
Da una parte il governo propone di eliminare l’articolo 18 e dall’altra i Dirigenti Scolastici rispondono con la proposta di licenziare!!
L’attacco ai diritti dei lavoratori è evidente e lapalissiano.
La propaganda tenta di dividere le famiglie dalla scuola utilizzando termini seduttivi e slogan d’effetto, dietro i quali si nasconde la vera natura del piano. Ma orami il re è nudo e l’inganno è svelato!
E’ per questo che noi lavoratori ci rivolgiamo ai Dirigenti delle Organizzazioni Sindacali! Questo piano va fermato con l’unità! I lavoratori si aspettano delle mobilitazioni unitarie e che siano difensive dei loro diritti! Mai come oggi l’argomentazione è semplice: se veramente esistono dei soldi, che questi vengano usati per restituire ciò che alla scuola è stato tolto in questi anni e che va a vantaggio degli allievi e delle famiglie (compresenze, tempi pieni, organici, risorse sui MOF, numero di alunni non superiori a 25 e a 20 con alunni certificati…). Che questi soldi vengano usati per rinnovare il contratto dei lavoratori della scuola, il cui blocco ha determinato una perdita di salario inaccettabile (circa 10.000 euro).
In questo momento, come non mai, è necessaria l’unità per fermare i piani distruttivi del governo e non la divisione. La posta in gioco è troppo alta. Si tratta del lavoro degli insegnanti, della formazione delle generazioni future, del sistema scuola nel suo complesso e da ultimo, ma non meno importante è in gioco l’esistenza stessa del sindacato!
13/10/14                                I lavoratori del Circolo Didattico
                                                            Sibilla Aleramo


D. D. Ilaria Alpi di Torino. Collegio dei Docenti. Mozione su “La Buona scuola”

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Written by: flc cgil torino
Category: Archivio - Vecchio Sito
Published: 25 November 2014
Hits: 3465
 D. D. Ilaria Alpi di Torino. Collegio dei Docenti. Mozione su “La Buona scuola”

“Gli scatti di competenza introdurranno una forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione, che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e creare un ambiente di lavoro coeso e positivo. Vorremmo che la formazione in servizio, garantita gratuitamente dallo Stato, fosse un diritto e un dovere per tutti. Occorre far sì che la formazione obbligatoria non degeneri in una mortificante corsa ai punti a pagamento.”

 

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Mozione Collegio dei Docenti Direzione Didattica Ilaria Alpi di Torino.

 

Il Collegio dei Docenti,

esaminata la proposta di riforma “La buona scuola” esprime profonda preoccupazione per i seguenti aspetti :

 

1) Il piano “La buona scuola” interviene su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi. Queste materie devono essere regolate dal Contratto Nazionale e non emanate per decreto legge.

2) La riforma non prevede investimenti nella scuola pubblica, tranne che per la stabilizzazione solo di una parte dei precari in realtà già prevista dalla normativa europea, per cui tutte le novità inserite nella proposta verrebbero attuate a costo zero.

3) L'abolizione degli scatti di anzianità e l'accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è penalizzante e mortificante per la totalità dei docenti; discutibile in quanto stabilisce a monte una soglia di meritevoli e una percentuale di personale che sarà esclusa da qualsiasi progressione di stipendio; problematica per l'individuazione di criteri di definizione di tale “merito”.

4) Gli “scatti di competenza” introdurranno una forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione, che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e creare un ambiente di lavoro coeso e positivo. Vorremmo che la formazione in servizio, garantita gratuitamente dallo Stato, fosse un diritto e un dovere per tutti. Occorre far sì che la formazione obbligatoria non degeneri in una mortificante corsa ai punti a pagamento.

5) La proposta di riforma interviene in senso peggiorativo sugli Organi Collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione.

7) I riferimenti contenuti nel piano “La buona scuola” alla possibilità per il Dirigente di “creare la propria squadra con i docenti più adatti” sono molto preoccupanti, in quanto implicano un rafforzamento del ruolo e delle prerogative del Dirigente Scolastico nel reclutamento del personale e nell'utilizzo delle risorse professionali, prefigurando la chiamata diretta, con ricadute discrezionali sulla mobilità degli insegnanti e del personale ATA.

 

Il Collegio dei Docenti esprime quindi un parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal Governo.

 

Torino, 18 Novembre 2014.

 

 

  1. IC Tommaseo di Torino:su "La Buona scuola"
  2. Ancora una volta: no al femminicidio! In ricordo di Silvana Allasia.
  3. INFORM@ATA numero 8 anno 2014
  4. TRANS FREEDOM MARCH - SABATO 22 NOVEMBRE 2014 - TORINO PIAZZA VITTORIO - ORE 16.30

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