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A BOLOGNA DUEMIILA DIPENDENTI BOCCIANO LO STATUTO PROPOSTO DAL RETTORE, CON UN REFEREMDUM INDETTO DALL'INTERSINDACALE UNIVERSITARIA

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Written by: Super User
Category: Archivio - Vecchio Sito
Published: 09 July 2011
Hits: 4383
A Bologna duemila dipendenti bocciano lo Statuto proposto dal rettore, con un referendum indetto dall’Intersindacale universitaria
E’ la conseguenza della volontà di imporre uno statuto non condiviso

Il 28, 29 e 30 giugno sono stati chiamati al voto per via elettronica tutti i docenti, i ricercatori, gli assegnisti, i tecnici e gli amministrativi dell’Università di Bologna per una consultazione referendaria sul nuovo statuto di ateneo, promossa e autogestita dall’Intersindacale universitaria (RSU unitaria Bologna, CISL Università, CNU, FLC CGIL, SUN Universitas News, UIL RUA, “Docenti preoccupati”, ConPAss).
4 i quesiti sui quali sono stati invitati ad esprimersi quanti lavorano per uno dei più grandi e complessi atenei italiani, ovvero 4 punti ritenuti essenziali per la democrazia e radicalmente alternativi alla proposta di Statuto prodotta dal Rettore e dalla sua Commissione:

    * elettività e rappresentanza paritetica (di genere, di fascia, di ogni componente universitaria) in tutti gli organi collegiali, compreso il CdA;
    * eletti e non designati dal Rettore i direttori di dipartimento, i presidi di facoltà, i coordinatori di campus;
    * un’adeguata pesatura del voto del personale tecnico amministrativo per l’elezione del rettore;
    * la possibilità per il senato di revocare la fiducia ai membri del CdA da questo designati.

Si è arrivati a questa inedita iniziativa di consultazione perché la discussione sullo Statuto è stata approssimativa e di facciata e il Rettore intende continuare per la sua strada, nonostante l’invito giunto da più parti – compresi i segretari confederali di CGIL, CISL e UIL – a darsi più tempo e ad evitare lacerazioni. Il risultato, dopo oltre un anno di lavoro di una Commissione Statuto nominata, è una bozza carente e autoritaria, che verrà esposta nella sua versione completa e definitiva pochi giorni prima della scadenza dei termini per la sua approvazione.
La riforma Gelmini è stata utilizzata come una clava per produrre un documento dirigista e illiberale che spacca la comunità universitaria e disegna un’Istituzione ben diversa rispetto a quella, forse imperfetta ma libera e aperta, che abbiamo conosciuto sia come lavoratori sia come cittadini. E questo in una fase di estrema difficoltà e di inedita riorganizzazione dell’Università che richiederebbe, al contrario, la più ampia diffusione della responsabilità per rispondere adeguatamente alle sfide del futuro.
Un braccio di ferro contrario allo spirito dei tempi: il referendum per dire che i principi della democrazia non sono disponibili e che si difendono collettivamente.

 ECCO COM’E’ ANDATA
(tratto da “il fatto quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/01/universita-in-2000-bocciano-lo-statuto/134491/)

Università, duemila dipendenti bocciano lo Statuto proposto dal rettore Dionigi
Un risultato che va oltre ogni previsione e che boccia in parte la gestione dell'ateneo più antico del mondo occidentale e un regolamento che i sindacati giudicano "carente e autoritario"
Festeggiano gli organizzatori del referendum interno all’Università di Bologna, promosso per chiedere alcune modifiche della bozza del nuovo statuto proposta dal rettore Ivano Dionigi. I risultati sono andati oltre le loro previsioni, che stimavano la partecipazione di 2000 elettori, portando sul tavolo 2256 voti. “Siamo molto soddisfatti – ha detto Maurizio Matteuzzi, del gruppo dei Docenti preoccupati – è un esito che supera le nostre migliori aspettative”. Non manca però qualche malumore tra alcuni tecnici informatici interni all’Ateneo, per i quali il sistema di voto “presentava diverse falle”.
Secondo il calcolo diffuso dall’Intersindacale d’Ateneo che ha lanciato l’iniziativa, la quasi totalità dei votanti si è espressa a favore di tutte e quattro le proposte presentate nel referendum. Sì all’elezione democratica di tutti i membri degli organi collegiali (compreso il Cda); sì all’elezione dei direttori di dipartimento e dei presidi delle facoltà; sì alla possibilità di sfiduciare il Cda da parte del Senato; e infine sì all’assegnazione di un maggior peso al voto del personale tecnico e amministrativo nell’elezione del rettore.
“In una città che mostra di aver paura di dare la parola ai cittadini – fa sapere l’Intersindacale in una nota – l’Università di Bologna si rivela un mondo molto più libero, vitale e unito sui temi di fondo della democrazia e dell’autonomia”. Prima esperienza di questo tipo nel panorama universitario italiano, la consultazione ha chiamato al voto tutte le componenti della comunità accademica bolognese (professori, ricercatori, tecnici e amministrativi e precari), che hanno potuto esprimere la propria opinione dal 28 al 30 giungo, collegandosi al sito web o presentandosi in uno dei banchetti allestiti in via Zamboni. “Si è arrivati a questa inedita iniziativa – fa sapere in un comunicato la Flc Cgil – perché la discussione sullo statuto è stata approssimativa e perché il rettore intende continuare per la sua strada, nonostante l’invito giunto da più parti a darsi più tempo e a evitare lacerazioni. Il risultato, dopo oltre un anno di lavoro della Commissione statuto, è una bozza carente e autoritaria, che sarà esposta nella sua versione completa e definitiva pochi giorni prima della scadenza per la sua approvazione”.
I dati definitivi sono arrivati al termine di un controllo che ha portato a escludere una quarantina di voti. “Ci sono stati diversi tentativi di infiltrazione – spiega Matteuzzi – che hanno portato voti fasulli, automaticamente scartati”. Sul sito si poteva accedere solo inserendo un indirizzo presente nella rubrica dell’Ateneo, ma per rendere effettiva la preferenza era necessario mandare una conferma dalla propria email Unibo. Non sono state prese in considerazione, quindi, tutte le conferme arrivate da altri indirizzi di posta elettronica.
Un meccanismo di voto che però non è piaciuto ad alcuni tecnici informatici dell’Università, secondo i quali il sito web usato per raccogliere le preferenze poteva essere fatto in modo da garantire una maggiore sicurezza e il completo anonimato degli elettori. “Uno degli errori principali è stato quello di aver usato una sessione http invece che https – spiega un lavoratore dell’Alma Mater che preferisce mantenere l’anonimato – tutto il traffico girava su un sistema in chiaro, facilmente penetrabile. Questo vuol dire che attraverso programmi reperibili su internet, si poteva accedere all’identità dei votanti e alterare i risultati. Non metto in dubbio le buone intenzioni di chi ha organizzato la consultazione e l’onestà di chi ha votato – ci tiene a sottolineare – ma per una questione così importante si poteva realizzare un sistema più serio”.
Intanto, alcune modifiche alla bozza dello statuto sono già arrivate. “Il Rettore – si legge nel comunicato dell’Intersindacale – ha convenuto che sia necessario eleggere e non nominare i direttori, i presidenti di facoltà e i coordinatori di campus, argomento oggetto del nostro secondo quesito. Ciò che ancora attende risposte è la realizzazione della democrazia rappresentativa negli organi di governo del nostro Ateneo”.

FIRMIAMO TUTTI LA PETIZIONE SULLO STATUTO!

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Written by: Super User
Category: Archivio - Vecchio Sito
Published: 09 July 2011
Hits: 3805
E’ imminente la chiusura dei lavori della Commissione statuto. La bozza definitiva del nuovo statuto dovrebbe essere terminata a breve, per essere sottoposta all’approvazione del Senato Accademico il giorno 11 luglio 2011 (presumibilmente). Nei giorni scorsi lanciato l’allarme sulla possibilità che, dietro l’apparente condivisione, si celasse la tentazione di imporre regole gradite ad un ristretto gruppo di potere e, purtroppo, i timori sembrano realizzarsi. All’interno della Commissione si è prodotta una grave spaccatura sulla composizione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione, che rischia di penalizzare fortemente il personale Tecnico e amministrativo, oltre agli studenti, ai ricercatori e ai precari della ricerca, della didattica e del personale TA qualora dovessero essere approvate definitivamente le proposte avanzate dalla maggioranza dei commissari, che, ricordiamo, sono stati designati ad arte e non eletti democraticamente in modo da rappresentare adeguatamente tutte le componenti.

Per questo motivo vi invitiamo a firmare l’importante PETIZIONE on line, già firmata da oltre 700 persone a partire dal pomeriggio del 5 luglio c.m., all’indirizzo:

http://www.petitiononline.com/statUnit/petition.html

La petizione è stata proposta e sostenuta congiuntamente:
  • dal Gruppo di Lavoro a sostegno delle commissarie TA in Commissione Statuto,
  • dal Coordinamento Ricercatori Unito - Rete29Aprile di Torino
  • dalle R.S.U.
  • dalle Organizzazioni sindacali FLC CGIL, CISL e UIL RUA
  • dagli Studenti Indipendenti
  • dalle Commissarie rappresentanti del Personale TA in Commissione Statuto,
  • da rappresentanti del Personale TA in Senato Accademico e in Consiglio di Amministrazione
la FLC CGIL si farà promotrice di un REFERENDUM sul nuovo statuto, come è stato fatto all’Università di Bologna, insieme a tutti i soggetti che hanno patrocinato la petizione, se non dovessero essere accolte le richieste di democraticità nella composizione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione, ampiamente condivise dal Personale Tecnico e Amministrativo, dagli Studenti e dai Ricercatori.

Il giorno 11 luglio 2011, lunedì prossimo, SARA’ UN’OTTIMA OCCASIONE PER LA CONSEGNA DELLA PETIZIONE AL SENATO ACCADEMICO CHE DOVRA’ APPROVARLA, FATTA DI PERSONA DA TUTTO IL PERSONALE TECNICO AMMINISTRATIVO, DAGLI STUDENTI, DAI RICERCATORI E DA TUTTI COLORO CHE SONO INTERESSATI A DIFENDERE I VALORI DELLA CONDIVISIONE E DELLA PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA NEGLI ATENEI.

 I motivi che hanno condotto alla petizione:

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Il Consiglio di Amministrazione è l’organo al quale la legge n. 240/10 attribuisce i poteri  maggiori. La legge prevede che esso debba essere composto da non più di 11 membri, compreso il Rettore, almeno 3 dei quali esterni all’Ateneo. Vi è una rappresentanza di 2 studenti obbligatoria per legge. Con questi vincoli, sono di fondamentale importanza il numero e le modalità di scelta dei componenti esterni e la possibilità di eleggere i componenti interni.
La petizione chiede che i 5 componenti interni, 1 dei quali in rappresentanza del personale TA, siano eletti a suffragio universale, contro la proposta della maggioranza della Commissione che vuole che tutti i componenti del Consiglio, interni ed esterni, siano scelti discrezionalmente dal Senato Accademico, che si vorrebbe composto cosi:

SENATO ACCADEMICO
La legge n. 240/10 impone un numero massimo di 35 componenti (l’attuale SA ne ha 42), con un minimo di 24 docenti, 8 dei quali Direttori di Dipartimento.
Il problema è che i professori ordinari non intendono rinunciare all’attuale criterio di rappresentanza per area scientifica di appartenenza, in base a una proposta che vorrebbe imporre 26 docenti, per poter garantire più rappresentanti alle aree più numerose (che sono le 16 tradizionali, che non sono nemmeno tutte le aree individuabili). Il meccanismo delle aree porterebbe, quasi certamente, a un Senato costituito da una maggioranza di professori ordinari, in buona parte direttori di dipartimento-
Il numero di 26 docenti schiaccia le altre componenti: si vorrebbe ridurre a 3 (cioè l’8,6% del SA) i rappresentanti del personale Tecnico e amministrativo, che pure costituiscono quasi la metà del personale di ruolo in Ateneo, e a 5 il numero di studenti che, per legge, non devono essere meno del 15%, cioè 6!
Attraverso la petizione si propone di limitare a 24 il numero di docenti, per garantire 4 TA e 6 studenti. Si chiede di abbandonare le 16 aree, a favore di 4 macroaree che consentano modalità di rappresentanza più trasversali e meno direttamente collegate a interessi particolari.

La composizione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione condizionerà pesantemente tutta la vita futura dell’Ateneo.

Per quanto riguarda il Personale Tecnico e Amministrativo, le conseguenze si sentiranno a partire dal NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO, che, come è noto, vorrebbe centralizzare fortemente l’organizzazione del lavoro in Ateneo, in modo molto più marcato di ciò che la legge n. 240/10 impone con la riduzione del numero di dipartimenti e con l’abolizione delle facoltà, imponendo la fuoriuscita di gran parte del personale dai dipartimenti, dalle facoltà e dalle biblioteche. Tutto il personale Tecnico e Amministrativo, sia che lavori nei dipartimenti, nelle facoltà e nelle biblioteche, sia che lavori in amministrazione centrale, ha motivo di preoccuparsi e di chiedere il massimo della partecipazione possibile alla riorganizzazione del lavoro in Ateneo.

Ne va del nostro futuro!

FIRMIAMO TUTTI LA PETIZIONE PER UNO STATUTO DEMOCRATICO E RAPPRESENTATIVO, NONOSTANTE LA LEGGE!

FLC CGIL TORINO

INVITO A FIRMARE LA PETIZIONE SULLO STATUTO

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Written by: Super User
Category: Archivio - Vecchio Sito
Published: 09 July 2011
Hits: 3847
Ai Professori e ai Ricercatori dell’Università degli Studi di Torino,

 La Commissione Statuto è in procinto di concludere i lavori. A breve il documento che regolerà la vita dell’Ateneo nei prossimi anni sarà sottoposta agli Organi di Governo per l’approvazione definitiva.
Abbiamo sostenuto attivamente l’ampio movimento contrario all’approvazione della riforma universitaria, anche con lo sciopero del 17 novembre 2010 al quale hanno aderito docenti e ricercatori dell’Ateneo, convinti della necessità di difendere l’idea stessa di una università pubblica, di qualità e accessibile a tutti, la libertà di ricerca e di insegnamento, il diritto allo studio. A riforma approvata, siamo stati attivi in tutti gli atenei italiani per limitarne gli effetti negativi, a cominciare dal progetto di governance ispirato ad una logica verticistica ed aziendalistica, che rischia di concretizzarsi nei modi peggiori per l’azione di gruppi di potere interessati agli strumenti che la legge n. 240/10 mette loro a disposizione.
Ora, come vi è noto, all’interno della Commissione statuto di Ateneo si è creata una grave spaccatura su alcuni punti nevralgici, legati alla composizione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione.
Nella difficile condizione che stiamo vivendo, ci pare necessario evitare che il nuovo statuto venga imposto a colpi di maggioranza, quando occorrerebbe favorire la formazione del più ampio consenso possibile sulle nuove regole.

SENATO ACCADEMICO
L’imposizione di un numero massimo di 35 componenti di Senatori da parte della l. n. 240/11, con un minimo di 24 docenti, 8 dei quali Direttori di Dipartimento, crea serie difficoltà nel mantenere l’attuale criterio di rappresentanza per area scientifica di appartenenza, che prevede, secondo la proposta del Rettore, 26 docenti provenienti dalle 16 aree tradizionalmente individuate, con una rappresentanza approssimativamente proporzionale al numero di docenti per area. Il problema è che il numero di 26 docenti schiaccerebbe le altre componenti, ossia gli studenti e il personale tecnico-amministrativo, ed esclude completamente altre figure, come i dottorandi o gli assegnisti di ricerca.
La rappresentanza per area porterebbe, probabilmente, a un Senato composto in prevalenza da Direttori di Dipartimento, tutti docenti ordinari, in analogia con l’attuale presenza in Senato di tutti i Presidi di Facoltà. Tale presenza sarebbe auspicabile se il numero di Dipartimenti fosse limitato, come avviene negli atenei di minori dimensioni. In un Ateneo di grandi dimensioni come il nostro, l’inserimento di tutti i Direttori  porterebbe inevitabilmente a un Senato privo di una rappresentanza adeguata per i Professori Associati, i Ricercatori a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato, gli Studenti, il personale tecnico-amministrativo e altre figure.
Sono queste le ragioni che ci spingono a sostenere una modalità di rappresentanza più trasversale e meno direttamente collegata alle singole aree, che il criterio delle 4 macroaree sembra raffigurare al meglio. Si tratterebbe di una modalità flessibile e passibile di adeguamenti a imprevedibili esigenze future in sede regolamentare, che la rigidità del criterio delle 16 aree non consentirebbe.
Il nostro statuto si porrebbe così in una posizione innovativa nel panorama degli atenei italiani, come il Rettore stesso ha più volte auspicato.

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Il Consiglio di Amministrazione è l’organo al quale la legge n. 240/10 attribuisce i poteri  maggiori. La legge prevede che esso debba essere composto da non più di 11 membri, compreso il Rettore, almeno 3 dei quali esterni all’Ateneo. Vi è una rappresentanza di 2 studenti obbligatoria per legge. Con questi vincoli, sono di fondamentale importanza il numero e le modalità di scelta dei componenti esterni e la possibilità di eleggere i componenti interni.
Proprio per l’ampio potere che gli viene conferito, riteniamo necessario che la presenza di esterni sia limitata al minimo di legge e che i componenti interni godano della più ampia legittimazione possibile. Chiediamo pertanto che i componenti interni siano 5, che rappresentino tutte le componenti e che siano eletti a suffragio universale, lasciando al Senato Accademico il compito di scegliere i componenti esterni.
Sono queste le ragioni per le quali invitiamo i Docenti e i Ricercatori a firmare l’importante PETIZIONE on line all’indirizzo:

http://www.petitiononline.com/statUnit/petition.html

La petizione è stata proposta e sostenuta congiuntamente:
  • dal Coordinamento Ricercatori Unito - Rete29Aprile di Torino
  • dagli Studenti Indipendenti
  • dal Gruppo di Lavoro a sostegno delle commissarie TA in Commissione Statuto,
  • dalle R.S.U.
  • dalle Organizzazioni sindacali FLC CGIL, CISL e UIL RUA
  • dalle Commissarie rappresentanti del Personale TA in Commissione Statuto,
  • da Rappresentanti del Personale TA in Senato Accademico e in Consiglio di Amministrazione

Oltre a quanto evidenziato, riteniamo auspicabile che il nuovo statuto sia approvato e fatto proprio dalla comunità accademica, sull’esempio del Politecnico di Torino, che sottoporrà a referendum il proprio statuto. In ogni caso,la FLC CGIL si farà promotrice di una iniziativa referendaria, come è stato fatto all’Università di Bologna e insieme a tutti i soggetti che hanno patrocinato la petizione, qualora non si dovesse giungere a una sufficiente livello di rappresentatività  e di democraticità nella composizione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione.

Torino, 7 luglio 2011 

PRESIDIO FLC CGIL per uno statuto democratico - in Rettorato lunedì 11 luglio 2011 ore 9 - 13

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Written by: Super User
Category: Archivio - Vecchio Sito
Published: 09 July 2011
Hits: 3871

Il prossimo lunedì 11 luglio 2011 (ore 9 – 13) la FLC CGIL terrà un presidio presso il Rettorato dell’Università degli Studi di Torino, via Po, 17, insieme alle altre Organizzazioni sindacali, alle Rappresentanze Sindacali Unitarie di Ateneo (RSU), al Coordinamento Ricercatori Unito - Rete29Aprile di Torino e agli Studenti Indipendenti.
Come è noto, la riforma “Gelmini” (la l. n. 240/10) ha previsto la riforma degli Statuti delle Università, da concludersi entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge, cioè entro il 29 luglio 2011. Sono previsti eventuali ulteriori tre mesi, ma è una prospettiva che l’Ateneo sta cercando di evitare.
L’anno scorso abbiamo sostenuto attivamente l’ampio movimento contrario all’approvazione della riforma universitaria, convinti della necessità di difendere l’idea stessa di una università pubblica, di qualità e accessibile a tutti, la libertà di ricerca e di insegnamento, il diritto allo studio. A riforma approvata, siamo stati attivi per limitarne gli effetti negativi, a cominciare dal progetto di governance, ispirato ad una logica verticistica ed aziendalistica, che rischia di concretizzarsi nei modi peggiori, per l’azione di gruppi di potere interessati agli strumenti che la legge n. 240/10 mette loro a disposizione.
Abbiamo sostenuto il movimento che chiedeva che la Commissione Statuto fosse composta su base elettiva, istanza negata dal Rettore, che ha inteso imporre le sue modalità. Le conseguenze stanno emergendo con prepotenza nelle ultime settimane, a danno di coloro che si ritrovano in posizione minoritaria in Commissione, pur costituendo l’ampia maggioranza in Ateneo. Si è creata una spaccatura su alcuni punti nevralgici, legati soprattutto, ma non solo, alla composizione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione.
A questa difficoltà, si aggiunge il fatto che i lavori si stanno svolgendo senza la dovuta trasparenza: i verbali delle riunioni della Commissione non vengono più pubblicati da tempo e lo Staff incaricato di comporre gli articolati produce bozze di statuto piene di refusi, di strane dimenticanze e anche di cancellazioni di norme inserite dopo faticose mediazioni, ma che, probabilmente, non sono gradite ai vertici.
Per quanto riguarda il Senato Accademico, il Rettore vorrebbe imporre 26 docenti su 35 componenti (numero massimo di legge), superando così il numero minimo di 24 docenti (un terzo dei quali Direttori di Dipartimento) che la legge richiede. La conseguenza è che saranno compresse in maniera eccessiva le rappresentanze delle altre componenti, ossia quella degli studenti (5, commettendo un’illegalità, perché il criterio di legge sancisce che siano 6) e del personale tecnico-amministrativo (da 4 scendono a 3, e si tratta di quasi la metà del personale di ruolo dell’Ateneo). Il numero di 26 è legato al tentativo di mantenere il criterio di rappresentanza per area, troppo rigido nel nuovo contesto, e alla volontà occulta di portare tutti i direttori di dipartimento in Senato (solo professori ordinari). Poco spazio, quindi, per i professori associati e per i ricercatori, per tacere di figure neppure prese in considerazione, cioè i ricercatori a tempo determinato istituiti dalla legge, i dottorandi, gli assegnisti di ricerca, i borsisti, ecc. La controproposta della minoranza (ricercatori, studenti, tecnici-amministrativi) è una composizione di 24 docenti più il rettore, 6 studenti e 4 tecniciamministrativi, con un meccanismo elettivo basato su quattro macroaree.
Passando al Consiglio di Amministrazione, organo al quale sono attribuiti i poteri maggiori, la legge prevede che esso debba essere composto da non più di 11 membri, compreso il Rettore, almeno 3 dei quali esterni all’Ateneo e 2 rappresentanti degli studenti.
Sotto questi vincoli, il numero e le modalità di scelta dei componenti esterni e la possibilità di eleggere i componenti interni assumono un’importanza fondamentale. La maggioranza della Commissione vorrebbe che tutti i componenti del Consiglio, interni ed esterni, fossero scelti discrezionalmente dal Senato Accademico, mentre la proposta di minoranza propende per l’elezione a suffragio universale dei 5 componenti interni “liberi”, con candidature poste in rappresentanza di tutte le categorie di personale.
La FLC CGIL, insieme agli studenti, ai ricercatori, alle altre organizzazioni sindacali e ai rappresentanti del personale tecnico-amministrativo, ha aderito alla petizione on-line, già firmata da oltre 1000 persone, visibile all’indirizzo:
http://www.petitiononline.com/statUnit/petition.html
Il Politecnico di Torino sottoporrà il nuovo statuto ad un referendum interno, ma non sembra che l’esempio voglia essere seguito dall’Università, che si rivela molto più chiusa e “medievale” nel suo modo di operare.
Qualora non dovessero essere accolte le richieste di democraticità e di partecipazione, ampiamente condivise dal personale tecnico-amministrativo, dagli studenti e dai ricercatori, la FLC CGIL si farà promotrice di un referendum insieme a tutte le parti interessate, analogo a quello patrocinato presso l’Università di Bologna, che ha prodotto una sonora bocciatura con oltre 2000 voti.
Considerando la difficile situazione che l’intero sistema universitario italiano sta attraversando, ci pare quanto mai necessario che prevalga il buon senso: riteniamo che si debba evitare che il nuovo statuto venga imposto a colpi di maggioranza, quando andrebbe favorita la formazione del più ampio consenso possibile sulle nuove regole alle quali tutti dovranno attenersi nei prossimi anni.
Torino, 8 luglio 2011 FLC CGIL Torino

Raccolta 600 frme contro i tagli annunciati sul personale docente e non del plesso "Parri" di Torino

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Written by: Super User
Category: Archivio - Vecchio Sito
Published: 05 July 2011
Hits: 3176
La FLc Cgil di Torino conferma l'appoggio a tutte le iniziative delle scuole e dei genitori  contro i tagli annunciati del personale docente e non docente e ribadisce il suo impegno affinchè si giunga, come richiesto nell'incontro tenutosi con l'USR nel corso del presidio organizzato insieme con le RSU FLC CGIL di Torino e il Coordinamento precari il 17 giugno scorso, al recupero  almeno in sede di organico di fatto di tutte le criticità segnalate dalle scuole, quali il plesso "Parri" di Torino.
Insieme con i genitori, prosegue la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola contro una politica di tagli senza sviluppo a danno della scuola pubblica e del welfare, perpetrata dall'attuale manovra finanziaria.
  1. SECONDARIA NEWS 1/2012.Scuola secondaria superiore di quattro anni
  2. INFORM@ATA Numero 8 Anno 2011
  3. Nelle scuole di Torino e provincia spariranno nell’anno scolastico 2011-2012 altri probabili 400 posti di personale ATA
  4. INFORM@ATA Numero 7 Anno 2011

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