Dall'I.C. Leonardo da Vinci di Torino. Riflessioni sul documento governativo “LA BUONA SCUOLA”
Riflessioni sul documento governativo “LA BUONA SCUOLA”

I Docenti dell’I.C. “Leonardo da Vinci” di Torino dopo un’attenta analisi del documento proposto dal Governo e pur apprezzando lo spirito ed il linguaggio innovativi, lo sforzo per individuare soluzioni a problematiche aperte da anni e qualche elemento di autocritica della politica, ritengono utile sottoporre all’attenzione degli organi di governo del Paese e della scuola in particolare alcuni elementi di critica. 
 
1. “Assumere tutti i docenti di cui la buona scuola ha bisogno
E’ bene che il documento si apra con questo impegno! Se il tentativo riesce … 
A patto che non si tratti di un’esca per un ricatto per il quale a fronte di un simile obiettivo si debba ingoiare tutto un pacchetto, altrimenti indigesto, e a patto che si ripristinino condizioni irrinunciabili, a partire dalla riapertura di una nuova fase contrattuale.
Il meccanismo presentato è un po’ contorto, ma soprattutto conteggia docenti come se fossero lavoratori intercambiabili tra ordini di scuola e discipline/materie e tra territori. Si ritiene indispensabile salvaguardare le specificità nella professione docente , frutto di formazione e titoli acquisiti oltrechè di esperienza in particolari ambiti.
Per evitare che si propongano solo degli “insegnanti jolly” che saltano da una classe all’altra, è necessario considerare che:
-La definizione dell’Organico Funzionale (O.F.) deve essere strettamente legata ai contesti delle singole istituzioni scolastiche. 
Per avere risorse umane adeguate l’O.F. deve servire per ritornare alla composizione di cattedre non saturate dalla sola copertura dell’orario frontale, con alcune ore che consentano l’attività progettuale e le figure di sistema, la presa in carico degli alunni con BES ed il lavoro di gruppo (con le compresenze).
-Legare il tema dell’O.F. a quello di un profilo unico del Docente.
-Non regolarizzare solo il personale delle GAE, ma dare una risposta a chi ha frequentato il TFA e che spesso ha una maggiore esperienza e specializzazione. 
 
2. Formazione e carriera dei docenti
Non è concepibile una scuola in cui non si considerino i vantaggi professionali offerti da chi invecchia (dal punto di vista lavorativo). I mestieri all’interno della scuola hanno un aspetto di tipo “artigianale” che prevede che il mestiere si impari anche con il tempo (da apprendista ad “artigiano fatto e finito”): quindi se non solo scatti di anzianità sembra sia legittimo, eliminare totalmente un aggancio all’anzianità sembra dimostrare una non conoscenza dei mestieri della scuola.
 -Serve un meccanismo veramente misto in cui ci sia anche un aspetto premiale (per chi si offre per gestire progettazioni utili alla singola scuola),  ma non legato ad un contingente (66%, perché?), garantito nella sua gestione e di scuola.
   -Bene la formazione obbligatoria, ma per favore non si immaginino “innovatori naturali” che 
    scelgono scuole più problematiche in cambio di un “piatto di lenticchie”. 
 
3. La vera autonomia: valutazione, trasparenza, apertura, burocrazia zero.
Tutto il personale deve essere messo nelle condizioni di migliorarsi, e poi, chi valuta l’operato del Ministero?
-L’obiettivo della valutazione deve essere il miglioramento del sistema e dei suoi esiti con l’obiettivo di compensare le disuguaglianze, spesso condizionate dai contesti sociali in cui le scuole sono inserite.
-Non si è contrari alla valutazione di chi lavora nella scuola, poniamo seriamente problemi in merito a finalità, criteri, modalità, strumenti e persone incaricate della valutazione.
Il “Registro Nazionale dei docenti della scuola”sembra il meccanismo che dovrebbe favorire la migrazione di docenti “migliori” nelle scuole dove si troverebbero docenti “mediocri” e dove sarebbe quindi più facile ottenere il vantaggio economico di 60 € mensili.
-La proposta del Registro Nazionale è irricevibile perché il Paese non ha bisogno di scuole e lavoratori di serie A e di serie B.
Invece di creare discriminazioni tra scuole e lavoratori, è essenziale fornire gli strumenti e le condizioni per realizzare un modello di gestione delle scuole basato sulla corresponsabilità e la cooperazione di tutti i soggetti.
-Si segnalano alcune norme assurde che precludono una snella gestione della scuola:
Sicurezza (intesa esclusivamente come adempimenti in assenza del regolamento del MIUR)
Graduatorie e gestione delle supplenze
Dematerializzazione senza mezzi e formazione (atti amministrativi, registri elettronici, …)
Generale non chiarezza normativa (attualmente confusa, ambigua, ingestibile).
 
4. Ripensare ciò che si impara a scuola.
Dalla “riforma Gelmini” in avanti le scuole sono state chiamate a continue, talora effimere o inutili, trasformazioni. Attualmente esse sono impegnate nella progettazione dei curricoli ai sensi delle “Indicazioni Nazionali per il curricolo”.
-Non pare proprio il momento di intervenire inserendo nuove materie di insegnamento, oltretutto favorendo una pericolosa secondarizzazione della scuola primaria.
 
5. Fondata sul lavoro.
-E’ necessario distinguere tra il valore educativo tout court del lavoro ed il percorso di lavoro come interazione professionale con l’indirizzo di studi.
Per affiancare al sapere il saper fare soprattutto attraverso una riqualificazione dei laboratori e la formazione degli insegnanti alle nuove tecnologie laboratoriali, è indispensabile anche rivedere la presenza e l’orario di insegnamento dei Docenti nelle classi (si veda sopra l’Organico Funzionale) e finanziare l’allestimento dei laboratori.
6. Le risorse per la buona scuola, pubbliche e private
Rispetto al contributo dei privati, perché andare in direzione contraria alla Costituzione che stabilisce che il diritto sociale all’istruzione deve essere garantito su tutto il territorio nazionale? 
Con l’attuale normativa è già possibile per le scuole ricevere finanziamenti da parte dei privati, senza bisogno di trasformarle in Fondazioni o Enti economici. 
-Il contributo dei privati non deve essere sostitutivo o complementare al finanziamento pubblico, che deve essere certo, adeguato e tempestivo.
 
Nel documento “La buona scuola” ci sono dei GRANDI ASSENTI:
- Diritto allo studio: va ripristinato un finanziamento adeguato e si devono poter articolare gli interventi sui bisogni degli alunni.
- Edilizia scolastica: da un punto di vista delle esigenze didattiche servono spazi alternativi per superare la didattica di aula, spazi laboratorio, saloni attrezzati, …
- Riforma degli OO. CC.
- Coinvolgimento delle famiglie
- Supporto psicopedagogico ai Docenti
- Personale ATA: va riqualificato e non diminuito; serve la figura dell’assistente tecnico-esperto di nuove tecnologie anche nella scuola del primo ciclo.
- Accenno ad una ripresa della contrattazione per un nuovo contratto nazionale.
PERCHÈ “LA BUONA SCUOLA” NON SIA SOLO UN ESERCIZIO ACCADEMICO:
Non si può non notare che nel DDL di stabilità 2015 si trovano sostanziali e gravi incongruenze con quanto affermato nel documento “La buona scuola”. 
Nel DDL si propone che vengano:
Aboliti esoneri e semi-esoneri (Coll. Vicari, ecc.)
Tagliate le supplenze ATA (solo se ci sono meno di 3 Ass. Amministrativi, solo per più di 7 giorni per i Coll. Scolastici, solo dal 2° giorno per i Docenti)
Tagliato personale ATA amministrativo a seguito della digitalizzazione
Tagliata la Legge 440 sul diritto allo studio
Affidati interamente a Docenti interni gli Esami di stato del secondo ciclo.
 
Torino, 14 novembre 2014