Coordinamento metropolitano per una scuola libera e pubblica - Torino 22 luglio 2015
Legge 107/15. Il contesto e le risposte per la mobilitazione di settembre.
La riunione del Coordinamento è stata l'occasione per poter fare il punto della situazione, a partire dall’approvazione della legge 107/15.
L'assemblea, piuttosto partecipata considerata la data a ridosso delle vacanze estive, ha convenuto sull'analisi della situazione e sulla necessità di intraprendere un percorso di mobilitazione.
L'analisi e il contesto.
L'incontro si è aperto con un’esposizione dei temi sui quali il movimento di questi mesi si dovrà misurare, se intenderà proseguire con l'azione di contrasto alla legge che cambia radicalmente l'assetto democratico dell'istruzione pubblica.
Il documento approvato dal Comitato direttivo nazionale FLC CGIL ha fornito la traccia per una discussione ampia sui vincoli e sulle condizioni di sviluppo del movimento alla ripresa dell'anno scolastico 2015-2015.
Un primo elemento riguarda la linea strategica da perseguire: un primo passaggio di chiarimento riguarda l'ampiezza e la prospettiva della lotta nei prossimi mesi. Senza alcuna ambiguità.
Il movimento che si è sviluppato nei mesi scorsi che ha visto l'80% delle lavoratrici e dei lavoratori aderire allo sciopero del 5 maggio è stato un movimento plurale, eterogeneo, accomunato da un comune dissenso nei confronti dei contenuti del disegno di legge sulla scuola e nelle modalità con le quali questo è stato discusso ed approvato in Parlamento.
Questo è il punto di partenza: eterogeneità d’intenti nella mobilitazione ed adesione estesa alle iniziative di lotta. L'approvazione del Disegno di legge, con una palese torsione autoritaria del ruolo della discussione parlamentare, rischia di determinare ricadute sul vissuto delle persone, anche di quelle che hanno sostenuto e partecipato alle iniziative di questi mesi. Ricadute che hanno un diretto rapporto sulla difficile definizione del “che fare?” a partire dall'inizio del prossimo anno scolastico.
Due prospettive di risposta
1) Il clima di rassegnazione e scoramento rischia di far prevalere un secondo scenario molto insidioso per la tenuta della rappresentanza sindacale; uno scenario nel quale la rappresentanza sindacale si troverebbe costretta a adottare una strategia di condizionamento
Il nucleo distintivo di tale strategia consisterebbe nella disponibilità ad implementare il nucleo di valutazione, rinunciando al primato del contratto e della contrattazione, e di “condizionare” dall'interno tale nucleo in modo da correggerne gli aspetti d’iniquità. Si tratta di una strategia che si pone nell'ottica della “riduzione del danno”.
Il tentativo di “cogestire” dall'interno il nucleo di valutazione si configurerebbe come una sperimentazione allargata e decentrata nonché anticipazione di un modello negoziale che avrebbe come conseguenza quella di determinare nella prassi quotidiana un modello contrattuale subalterno, determinando un precedente che potrebbe eventualmente trovare formalizzazione nel momento in cui si dovesse rendere concreta una reale discussione per il rinnovo del CCNL.
La strategia del condizionamento, se da un lato abbasserebbe il livello di conflittualità nella scuola, dall’altro determinerebbe un radicale riposizionamento del ruolo delle RSU e un processo di neutralizzazione delle prerogative contrattuali in materia di autorità salariale. In altri termini non è più il contratto ad assegnare alla rappresentanza sindacale e alla contrattazione un ruolo di autorità salariale ma un organismo extracontrattuale finalizzato a depotenziare tutto ciò rimanda al negoziato tra le parti.
Tale strategia porterebbe di qui a poco il movimento ad un progressivo assorbimento all'interno di meccanismi di gestione che avrebbero l'effetto di inaridire ogni ipotesi di mobilitazione e dissenso.
Accettare l'impianto della riforma anche in una prospettiva di condizionamento avrebbero com’esito la subalternità delle lavoratrici e dei lavoratori, delle RSU ridimensionando lo stesso ruolo del collegio docenti.
2) Una seconda ipotesi riguarda la strategia del contrasto. Si tratta di organizzare nei Collegi docenti, nella comunità d’ogni istituzione scolastica, con un coinvolgimento anche del personale ATA, un insieme di azioni e d’interventi finalizzati ad impedire l'implementazione delle disposizioni legislative che esautorano la contrattazione e il collegio docenti del potere d’indirizzo e controllo nell'organizzazione del lavoro e
nella distribuzione delle risorse. In primo luogo depotenziando il più possibile il ruolo di normalizzazione svolto dal Comitato di valutazione. Nell'ambito di tale strategia va compresa un'azione di rafforzamento del ruolo del Collegio docenti quale sede di governo della progettualità didattica e formativa.
La strategia del contrasto, alternativa alla prospettiva della “riduzione del danno”, costituisce la premessa per poter garantire nei luoghi di lavoro le condizioni necessarie per l'esercizio della libertà di insegnamento, per un ruolo attivo e responsabile del collegio docenti, e per una contrattazione non subalterna.
Tale strategia comporta, con altrettanta lucidità, la consapevolezza di alcuni punti deboli. Essa necessita di una compattezza e di una profonda unità della comunità scolastica riguardo a quest’indirizzo e, soprattutto, comporta il rafforzamento delle relazioni tra le RSU del territorio, che devono essere investite di indicazioni chiare e immediatamente praticabili.
Per la strategia del contrasto
Per supportare e sostenere la strategia del contrasto sono necessari alcuni passaggi:
Rafforzare il coordinamento territoriale delle RSU, anche nella sua versione di coordinamento metropolitano. Calendarizzazione degli incontri a partire dal 31 agosto.
Elaborazione di un documento in cui si specificano le azioni proposte a RSU e Collegi docenti.
Il Comitato di valutazione deve essere nominato dal Collegio docenti con l'esplicita funzione di accompagnamento per l'anno di prova per i neo immessi in ruolo.
Spostamento in sede di contrattazione della quota indicata dalla legge come risorse per la premialità. Questo passaggio deve trovare una legittimazione attraverso l'assemblea sindacale.
Avviare sin dai primi giorni di settembre le richieste d’ incontro per la contrattazione di istituto anche solo per la parte normativa.
Incontro RSU e dirigenti scolastici della FLC CGIL per definire un protocollo comune di intenti per individuare in alcune realtà scolastiche una sperimentazione orientata a ribadire un profilo di governo dell'assetto scolastico in chiave democratica e partecipata. Iscritti e RSU presenti alla riunione del coordinamento appartenenti ad altre organizzazioni sindacali sono stati invitati a svolgere azioni simili nelle reciproche organizzazioni di appartenenza.
Alcune realtà scolastiche dove è più forte la mobilitazione e la resistenza delle RSU devono essere fortemente sostenute dalla struttura sindacale e diventare riferimenti per l'intero movimento.
La mobilitazione di piazza deve accompagnare le azioni nelle singole realtà scolastiche.
Rafforzare il senso di comuniutà ed appartenenza delle RSU per evitare fenomeni di scoramento e solitudine. E' un passaggio cruciale per accompagnare compagne e compagni in un conflitto che deve prevedere una rete di sostegno e solidarietà.
Proposte per la mobilitazione
Nella relazione introduttiva sono state avanzate alcune ipotesi organizzative di supporto e sostegno alla mobilitazione:
1) A settembre proposta di una assemblea generale di tutte le RSU elette e costituzione di “Comitati per la scuola democratica”. Queste iniziative rispondono ad esigenze e sensibilità che emergono da più parti soprattutto per il carattere unitario (una richiesta simile è stata inviata alla FLC di Torino dal Manifesto dei 500). L'unità del sindacalismo scolastico è considerata un elemento di valore oltre che una risorsa per la riuscita della mobilitazione.
2) Avviare sin dai primi giorni di settembre una manifestazione unitaria.
3) Convocare nella prima settimana dall'inizio della attività scolastica assemblee nei luoghi di lavoro o assemblee territoriali.
4) Le RSU devono essere dotate di linee guida con documenti e percorsi di iniziative da presentare alle lavoratrici ed ai lavoratori nelle assemblee e nei collegi docenti.
5) La lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola deve trovare punti di convergenza con altri comparti e con altri gruppi di lavoratori sul versante dei diritti, del rinnovo del contratto e delle politiche economiche.
L'impegno della FLC CGIL e del Coordinamento sarà quello di lavorare per iniziative unitarie e per individuare una sede comune di tutti i soggetti associativi e sindacali della scuola torinese allo scopo di dare maggiore stabilità all'esperienza unitaria di questi mesi.
In questa direzione va letta la proposta di Comitati per la scuola democratica da attivarsi in ogni realtà territoriale della provincia.
La lotta per una scuola democratica, libera, pubblica e inclusiva, continua!
Coordinamento per una scuola libera e pubblica
FLC CGIL Torino