CPIA Via Bologna - Torino. Mozione dell' Assemblea 26 settembre 2014
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Mozione approvata all’unanimità
 
Le lavoratrici e i lavoratori del CPIA di via Bologna (di Torino) riuniti in assemblea in data 26 settembre 2014
Denunciano come l’avvio dei CPIA sia  avvenuto con modalità approssimative ed inaccettabili che stanno generando notevole disagio ai lavoratori della scuola e agli studenti
In particolare 
1) La mancata attribuzione di un codice meccanografico impedisce ai CPIA di avere conti bancari e di provvedere alle normali attività amministrative
2) La mancata attribuzione di un codice meccanografico determina l’impossibilità di retribuire gli insegnanti precari
3) La mancata strutturazione della segreteria ha costretto il CPIA di via Bologna a smantellare un laboratorio informatico per dotare il personale amministrativo del minimo indispensabile per lavorare
4) In alcuni plessi del CPIA si registra una drammatica carenza di locali da adibire ad aule
5) La difficile soluzione delle graduatorie per le supplenze determina l’impossibilità di sostituire i docenti in malattia
6) L’accordo MIUR-Prefettura ha imposto l’accoglienza e l’organizzazione delle Sessioni di Educazione Civica che l’esperienza ha dimostrato essere incompatibili, nelle modalità in cui vengono imposte, con le finalità dell’educazione agli adulti 
7) Le linee guida prevedono insegnamenti e modalità d’esame non adeguate ai bisogni di apprendimento e di inserimento sociale di una parte consistente degli studenti e l’attuazione di organismi, come la commissione crediti, e compiti, come l’attivazione del secondo periodo didattico del primo livello, impossibili da realizzarsi in pochi mesi
Il quadro descritto fa pensare ad un vero e proprio attacco al diritto allo studio e forme di smantellamento delle finalità di una scuola per gli adulti pubblica.
Pertanto le lavoratrici e i lavoratori del CPIA di via Bologna  chiedono alle organizzazioni sindacali di
1) Intervenire immediatamente presso il MIUR per garantire il primo diritto di un lavoratore: quello di essere pagato per il lavoro svolto. In mancanza di risposte certe prevedere forme di lotta all’altezza del problema
2) Intervenire tempestivamente presso l’USR per sbloccare le graduatorie per le supplenze facendo sì che valgano per ogni plesso dei CPIA le graduatorie ereditate dal CTP di quel territorio
3) denunciare la mancata soluzione di questioni logistiche quali la mancanza di aule, di arredi, di strumenti per il funzionamento delle segreterie
4) aprire una trattativa con USR e Prefettura per ottenere l’immediata sospensione dell’obbligo di allestire sessioni di educazione civica,  facendo prevalere il principio della scelta da parte dei Collegi Docenti
5) assumersi il compito di proporre riforme alle norme istitutive dei CPIA in modo da ricollocare l’educazione agli adulti nella tradizione italiana che, a partire dalle “150 ore” e passando per i CTP,  garantiva forme civili di diritto allo studio.  Riforme che adeguino gli insegnamenti proposti alle caratteristiche sociali di lavoratrici e i lavoratori possessori di competenze formali, informali e non formali acquisite nel corso della vita e di permettere  loro di frequentare percorsi di studio compatibili, per lunghezza ed orari, con le nuove esigenze di chi lavora, anche in modo precario. 
6) proporre al MIUR che l’anno in corso venga considerato un anno di verifica e miglioramento della norme contenute nelle linee guida e di conseguenza sia prevista una moratoria delle disposizioni che prevedono l’esame scritto di inglese e un’offerta formativa di 400 ore